Con la prima domenica di Avvento abbiamo dato inizio ai nostri ritiri spirituali 2015/16. Il primo si è svolto nel seminario diocesano ed è stato tenuto da don Antonio Marotta sul tema dell’Avvento intrecciato con l’anno giubilare della misericordia. Erano presenti quasi tutte le comunità religiose della diocesi, complessivamente circa quaranta sorelle. Dopo la preghiera delle Lodi e una breve presentazione al padre dei nostri istituti e carismi, è iniziata la meditazione. Il brano evangelico di riferimento che don Antonio ha utilizzato è stato la parabola del samaritano, riprendendo una frase di Paolo VI dell’ultima sessione del Concilio Vaticano II: “L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio”(Allocuzione nell’ultima sessione pubblica 7 dicembre 1965). Una lettura della parabola del Samaritano alla luce dell’evento dell’Incarnazione: da Gerusalemme scende il Verbo, prende la natura umana, si ferma accanto all’uomo “mezzo morto”, ne fascia le ferite con olio e vino, grazia sacramentale, se lo carica sulle spalle, come il buon pastore con la sua pecorella, lo porta alla locanda, la Chiesa. Immagini cariche di emozioni e di responsabilità, perché ognuno di noi è chiamato ad essere quel samaritano sull’esempio di Gesù, il BUON SAMARITANO. Don Antonio ha fatto riferimento, inoltre, a un’espressione utilizzata da S. Giovanni XXIII all’inizio del Concilio per dire come la Chiesa deve vivere questo anno Santo che tra pochi giorni si apre: “Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia.”(disc. di apertura del Concilio 11 ottobre 1962). Gesù Cristo, ci dice papa Francesco, è il volto della misericordia del Padre e quel volto siamo chiamati, pur con la fragilità del nostro essere, a testimoniare in questo mondo buio e gelido. La sposa di Cristo siamo anche, e soprattutto, noi donne consacrate, e chi più di noi deve farsi prossimo ed essere medicina di amore e misericordia? Tante sono state ancora le sollecitazioni e provocazioni del padre relatore all’inizio di questo nuovo tempo di grazia; molto significativa, ad esempio, quella sul significato del pellegrinaggio verso la Porta Santa: “Davanti a noi sta la porta, dice papa Francesco, non solo la porta santa, ma la porta della Misericordia di Dio, che accoglie il nostro pentimento offrendo la grazia del perdono”. La porta è Gesù, come dice l’Apocalisse: “Io sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. Gesù è la porta attraverso cui ricevere grazia e misericordia, sta a noi bussare a questa porta, e allo stesso tempo tenere aperta non solo quella delle nostre case, ma soprattutto quella del nostro cuore per accogliere chiunque bussa.Il Giubileo significa la grande porta della misericordia, continua ancora il Papa, ma anche le piccole porte delle nostre chiese aperte per lasciare entrare il Signore – o tante volte uscire il Signore- prigioniero delle nostre strutture, del nostro egoismo e di tante cose. Questa, pensiamo sia una significativa provocazione per noi …! Al termine della meditazione, dopo l’adorazione e le confessioni abbiamo celebrato l’Eucaristia e poi abbiamo continuato l’incontro di fraternità condividendo insieme il pranzo offerto dal seminario, era presente anche il nostro Vescovo, il delegato per la vita consacrata e qualche altro sacerdote e seminaristi. Dopo pranzo abbiamo vissuto un momento di condivisione a gruppi, dove ogni sorella ha potuto esprimere ciò che lo Spirito le ha suscitato durante la giornata. Per tutto quello che abbiamo ricevuto abbiamo poi ringraziato il Signore con la preghiera dei Vespri.
Suor Ester Garone – Delegata Usmi Vallo della Lucania