La parrocchia di San Marco Evangelista:
La zona pianeggiante, che si diparte dai piedi del colle Sant”Angelo, ove si sviluppò il centro medievale di Castellabate e che lambisce la collina della montagna di Licosa e si protende verso il mare, fu, fin dall”antichità, per la sua fertilità, per l”amenità del suo sito e, in particolare, per la sua importanza strategica nel commercio marittimo, abitata da antiche popolazioni che “ne fecero un importante centro di scalo intermedio di traffico intenso tra Velia e Paestum”.
Nella sua rada, protetta dai venti venne edificato un piccolo approdo, attorno al quale, col passare del tempo, si sviluppò un modesto villaggio di marinai, di commercianti e di artigiani, che nel medioevo assunse la denominazione di San Marco. Per le necessiatà religiose della piccola comunità fu costruito un antico luogo di culto, che Domenico Ventimiglia identifica nella chiesa di Santa Maria de Gulia prope litus maris del medesimo titolo dell”altra omonima, situata alle pendici del monte Sant”Angelo, successivamente citata nei documenti anche come Santa Maria ad Mare.
Sui ruderi di questa cappella fu edificata quella dedicata a San Marco Evangelista e, da quel momento la località senza una particolare denominazione assunse il nome di San Marco. Si deve al Cristianesimo se, molte località costiere nel mediterraneo e nel Cilento, spesso prive di ogni specifica e particolareggiata designazione toponomastica presero nome e sostituirono i patroni pagani con nomi di santi cristiani.
Di questo antico luogo di culto, di cui restano in piedi le mura perimetrali e tracce di stucchi, abbiamo scarse e frammentarie notizie e non si conosce l”anno esatto della sua edificazione. Le prime notizie di una cappella dedicata a San Marco nei pressi del lido del mare ci sono fornite dalla visita pastorale dell”Abate Don Giuseppe da Sarno nel marzo del 1624. L”Abate, in compagnia di Don Roberto Vitale e Don Cesare Cannamele ed altri sacerdoti della collegiata di Castellabate si recò a far visita alle cappelle, iniziando da quella di San Marco.
La cappella definita parva modesta nella sua fabbrica e nelle sue dimensioni è posta nel luogo volgarmente chiamato Sactam Mariam ad Mare edificata per i bisogni spirituali degli abitanti, fu trovata in buono stato di conservazione e fornita degli arredi necessari alle funzioni religiose. A distanza di 28 anni la cappella fu visitata dall”Abate ignazio da Cava nell”ottobre 1652.
A dorso di un mulo, l”alto prelato si portò da Castellabate verso le sue marine, accompagnato dal sacerdote Fabio Cocciari e dai magnifici Don Francesco Rossi e Don Nicola Serrone, eletti della Università di Castellabate, per recarsi in Santa visita nella lontana cappella di Santa Maria del Soccorso, posta alla punta del promontorio di Licosa. Durante il viaggio si imbatté nella fabbrica della piccola cappella dell”Evangelista Marco.
Si fece aprire la porta, ma grande fu la sua delusione quando ai suoi occhi si presentò uno spettacolo indecente e poco decoroso per un luogo di culto. La cappella, infatti era piena di foglie e di rami secchi, ai presenti sembrò di trovarsi in un ricettacolo di rifiuti più tosto che in un luogo sacro. Scandalizzato l”Abate chiese notizie ai proprietari del motivo della presenza di tale materiale ma non avendo ricevuto risposta ordinò di far liberare la cappella e prescrisse Retia Vitale, in qualità di proprietaria di rifare la porta, di apporvi una nuova chiave e di tenerla sempre chiusa.
La nuova chiesa:
Il bisogno di edificare una nuova chiesa più grande e più confortevole dell”antica cappella iniziò a manifestarsi fin dagli inizi del secolo XX, quando la popolazione aveva raggiunto la cifra di 139 abitanti in torno a cui ne orbitavano altri 632, provenienti dalle case coloniche sparse nella vasta area del Franco e Cenito. Per realizzare il sogno di una nuova chiesa bisognava individuare il luogo adatto e provvedere al suo acquisto.
Per rimediare alla scarsità delle risorse economiche e far fronte alle necessità spirituale della popolazione, la famiglia De Angelis, nella persona di Giuseppe, mise a disposizione un suolo di sua proprietà, in parte gratuito ed in parte offerto a modico prezzo, ottenendo in cambio la vecchia cappella prospicente il mare.
Fu allora che il consiglio comunale di Castellabate, in data 25 novembre 1907, autorizzò il sindaco del tempo ad accettare il suolo gratuito per la nuova chiesa di San Marco nonostante l”autorizzazione del consiglio comunale, nacquero delle controversie sulla localizzazione della costruenda chiesa e solo l”intervento dell”Amministratore Apostolico, l”Abate Piscicelli, riuscì a stemperare gli animi e mettere tutti d’accordo.
Singolare fu l”espediente a cui ricorse l’Alto Prelato. In pubblica piazza, alla presenza di tutta la cittadinanza, fece disporre nel fondo di un cappello tre pezzetti di carta riportante il nome di tre siti preferiti dalla maggior parte dei fedeli e affidò all”infante Olindo Caramico il compito di estrarre dalla singolare urna uno dei pezzetti di carta.
Grande fu la gioia dei presenti quando l”Abate lesse ad alta voce del nome del sito estratto, che per caso o per voler Divino, coincideva con quello ritenuto il migliore e preferito da più. Venne perciò immediatamente formato un comitato civico composto sia dai notabili del posto che da semplici cittadini, nonché dalle maestranze locali che si impegnarono non solo ad offrire una somma di denaro, ma anche a dare intere giornate di lavoro per lo scavo, il trasporto di materiali e la messa in opera della tanta desiderata casa di Dio.
Fu così che il comitato chiese al sindaco dell”epoca Pasquale Perrotti, di accettare il suolo gratuito destinato alla costruzione dell”edificio sacro e ad intervenire, quale rappresentante dell’amministrazione comunale alla stipula di un’atto notarile tra il comune stesso ed il canonico Don Bartolomeo Comunale, in qualità di cappellano della vecchia cappella di San Marco. Infatti il 18 ottobre 1911, in occasione della santa visita, l’Abate di Cava Don Angelo Maria Hettingher, recatosi sul luogo destinato e prescelto, assistito dal convisitatore cancelliere e dai canonici della collegiata di Castellabate con concorso di gran numero di fedeli benedisse solennemente la prima pietra della costruenda chiesa. Dopo un’eloquente discorso vi celebrò la Santa Messa.
I lavori di edificazioni procedettero alacremente sotto cura e l”attenta vigilanza dell”economo curato Don Emilio Rossi di Montecorice. la prima fabbrica fu portata a termine nel 1917, e nello stesso anno fu aperta al culto, internamente la vecchia statua settecentesca capeggiava dall”alto della sua nicchia posta al centro e al di sopra dell”altare maggiore, mentre pochissimi oggetti sacri costituivano l”arredo del sacro luogo di culto. data memorabile per la comunità tutta di San Marco fu quella del 30 settembre 1920, quando l”Abate Fausto Nicolini con Bolla Abaziale eresse la chiesa di San Marco a parrocchia autonoma, notizia che fu salutata con grande soddisfazione e grandi festeggiamenti dai naturali del luogo.
Finalmente dopo tanti anni di attesa i fedeli ebbero un proprio parroco disponibile ad ascoltare, a consigliare, a provvedere ai bisogni ed alla cura delle proprie anime e dare ordine e regolarità alle funzioni ed alle celebrazioni religiose, ebbero un proprio archivio parrocchiale, senza dover più recarsi a Santa Maria di Castellabate per una semplice certificazione, si sentirono più chiesa, più protagonisti e più partecipi alla vita religiosa della propria comunità. Inizialmente la chiesa di San Marco fu affidata all’economo curato, il canonico Federico Coppola, parroco di Santa Maria a Mare, ma il 19 febbraio 1922 l”Abate Nicolini nominò con Bolla Abaziale Don Giuseppe Comunale titolare della parrocchia di “San Marco Evangelista”, divenendone così il primo parroco.
Dal 27 Settembre 1961 con l”avvento di Don Antonio Lista alla processione per le vie del paese si aggiunse anche quella via mare che conserva tutt’ora, un particolare fascino. La statua del Santo viene issata a bordo di un motopeschereccio della zona e collocata su un apposito altarino magnificamente addobbato.
Sullo stesso prendono posto il parroco, le Autorità, la banda musicale e un folto numero di fedeli. Il motopeschereccio, lustrato a festa ed abbellito da bandiere, da volantini inneggianti il Santo, tra il suono della sirena della vicina Capitaneria di porto e il suono delle sirene delle decine e decine di imbarcazioni e gli applausi e le orazioni delle migliaia di persone rimaste sul molo non avendo potuto trovare posto sulle barche, da inizio alla processione via mare, mentre un nutrito stuolo di piccole e medie imbarcazioni, di motoscafi privati si accodano alla sua scia.
La prua della motonave solca le limpide ed azzurre acque marine mentre inni, canti, preghiere e note musicali si alzano al cielo, l”evento religioso viene seguito da migliaia di occhi di fedeli e di turisti, assiepati lungo il molo ed i tornanti della strada provinciale che va verso Santa Maria e che sale verso Castellabate, sui balconi e sulle terrazze di private abitazioni.
Giunti all”altezza della torre Perrotti, dopo una dolce e perfetta virata il peschereccio con tutto il suo seguito si dirige verso l”isoletta di Licosa. Dinanzi allo spiazzale proprietà del Principe Granito di Belmonte e della seicentesca cappella di Santa Maria del Soccorso, una moltitudine di persone si accalca attorno alla bellissima statua lignea della Madonna, in trepida attesa del sopraggiungere della processione via mare.
In prossimità dell”isoletta la statua di San Marco viene rivolta verso il popolo festante accorso dinnanzi alla rada di Licosa e verso il simulacro della Madre di Dio, per un filiale abbraccio e saluto. In quel frangente molti dei presenti vanno con il pensiero ai 52 marinai del sommergibile Velella, caduti in mare nel settembre del 1943 e rivolgono al Santo accorate preghiere per il loro riposo eterno.
Poi, dopo quasi un”ora di viaggio e dopo numerose benedizioni rivolte al tratto di mare toccato dalla processione, si ritorna al porto si San Marco. Qui la folla, ingrossatasi ulteriormente si ricompone e riprende il naturale percorso per le vie del paese. Il percorso della processione e il seguente: (Chiesa, via marina, porto, rocchetta, via catarozze, torretta, contrada maroccia, pozzillo alto e pozzillo basso e poi ritorna in chiesa) dove il parroco dopo una breve omelia benedice i numerosissimi fedeli accorsi davanti la chiesa ed invocando la benedizione del Santo.
La tradizione racconta anche di tanti episodi, in cui il popolo, invocando l”aiuto e la protezione del Santo, viene esaudito. alla fine del XIX la montagna di Licosa con le località vicine, furono invase dalle cavallette, che distrussero in poco tempo, il raccolto e provocarono danni inestimabili alla vegetazione, alle colture e mortali malattie agli animali e agli uomini.
L’allora amministrazione ricorse a vari rimedi, ma il numero delle cavallette invece di diminuire si intensificava. Il popolo si affidò a San Marco. La statua del Santo fu portata in solenne processione tra le zone colpite dall”invasione delle cavallette. Ovunque la statua passava, il parroco si fermava a benedire invocandolo immediato intervento del Santo.
Si racconta che al suo passaggio, le cavallette, come impaurite ed atterrite, si davano alla fuga, liberando i campi dalla loro nefasta presenza. Similmente si tramanda che durante una grande siccità si invocò il Santo per imprecare il ritorno della pioggia.
Le richieste furono esaudite ed il popolo riconoscente chiese ed ottenne che quel giorno venisse ricordato con una festa di voto che per moltissimi anni fu celebrata alla fine di maggio. Si racconta di madri, fidanzate, sorelle di marinai che, nel chiuso delle proprie case o addirittura sul molo, hanno atteso il ritorno dei pescherecci, durante le improvvise tempeste di vento, di acqua e le violente burrasche marine, e con animo trepidante e con il rosario tra le mani, hanno invocato il santo patrono.
E proprio quando pensavano di aver perso ogni speranza, videro ritornare sani e salvi i propri parenti, che, appena toccato terra, con tutti i familiari si portavano in chiesa per ringraziare il santo e accendere ceri. Grandi e piccoli episodi che hanno segnato la vita di ogni abitante di San Marco e che testimoniano quanto grande e sentito sia il culto e la devozione verso l”Evangelista.
Date storiche della nostra parrocchia:
25 novembre 1907:
Il consiglio comunale autorizzò il sindaco ad accettare il suolo gratuito offerto dalla famiglia De Angelis Giuseppe.
18 ottobre 1911:
L”Abate di Cava Don Angelo Maria Hetthingher, benedisse solennemente la prima pietra della costruenda chiesa.
10 marzo 1917:
Fu portata a termine la chiesa anche se ancora grezza ed incompleta.
30 settembre 1920:
L”Abate Fausto Nicolini eresse la chiesa di San Marco a parrocchia autonoma, e venne affidata alla cura del canonico Federico Coppola, parroco di Santa Maria a Mare.
19 febbraio 1922:
L”Abate Nicolini nominò don Giuseppe Comunale Titolare della parrocchia divenendo così il primo parroco.
25 aprile 1922:
venne celebrata la prima festa patronale di San Marco Evangelista.
Nel 1923:
venne completata la chiesa internamente, abbellita con decorazioni e la cupola.
23 marzo 1925:
L”Abate Nicolini consacrò il primo altare fatto edificare dal conte Nicola Matarazzo.
6 febbraio 1924:
I padri passionisti portarono l”immagine della Madonna della Speranza, Don Giuseppe Comunale nominò la Madonna della Speranza protettrice della parrocchia istituendone la festa la penultima domenica d”agosto.
Nel 1938:
venne inaugurata la facciata esterna della chiesa con bassorilievi di Sant’Antonio e Santa Teresa del Bambino Gesù, in alto la scritta Divo Marco Dicatum.
25 aprile 1929:
per la prima volta venne cantato l”Inno a San Marco scritto da don Fausto Mezza, vicario dell”Abate e musicato dall”Arciprete di Pertosa Don Basilio Rescigno.
19 febbraio 1948:
Muore il primo parroco Don Giuseppe Comunale, viene dato il giusto tributo di affetto e stima.
1 gennaio 1949:
La parrocchia fu affidata a Don Michele Colagnani, padre vocazionista.
7 agosto 1949:
Don Ezio Ciotti giunse a San Marco come nuovo parroco.
16 agosto 1949:
Venne benedetta la nuova campana grande.
4 marzo 1952:
Venne inaugurato il primo asilo infantile dando ospitalità a 50 bambini.
30 giugno 1952:
Viene nominato parroco ufficiale Don Ezio Ciotti, fino all”11 maggio 1957.
22 settembre 1957:
Don Vito Matteo viene nominato nuovo vicario parrocchiale fino al 20 giugno 1959.
27 settembre 1961:
Viene nominato Don Antonio Lista parroco della parrocchia.
Nel 1962:
Don Antonio Lista creò la compagnia filodrammatica G.I.A.C.
Nel 1966:
Venne inaugurata la nuova sala parrocchiale adiacente la chiesa.
20 ottobre 1971:
Don Antonio Lista dopo 10 anni e 3 mesi come parroco, fu trasferito a Santa Maria di Castellabate.
1 novembre 1971:
Viene nominato parroco Don Felice Fierro.
25 giugno 1972:
Viene accolto per la prima volta la visita del vescovo di Vallo Mons. Biagio D”Agostino, il passaggio dalla Badia di Cava alla Diocesi di Vallo della Lucania.
Settembre 1977:
vengono collocati sette quadri ideati da Nicola Sebastio, propongono una sintesi della storia, della cultura e della religiosità del popolo di San Marco.
30 aprile 1980:
Per la prima volta la comunità si reca in udienza a Roma dal Santo Padre.
Nel 1993:
Divenne parroco Don Bruno Lancuba succedendo a Don Felice Fierro.
Nel 2001:
Don Bruno Lancuba restaurò l”interno della chiesa e subì un ulteriore e radicale trasformazione.
Il 7 novembre 2005:
Viene nominato parroco Don Vincenzo Fiumara.
8 dicembre 2006:
Viene benedetta la nuova campana offerta da Don Marco Giannella.
20 marzo 2007:
Viene collocato il fonte battesimale in rame opera di Nicola Sebastio.
11 ottobre 2011:
Centenario della parrocchia viene benedetta la lapide dal nuovo Vescovo di Vallo della Lucania Sua Ecc. Ciro Miniero . In occasione del centenario della parrocchia di San Marco 18 ottobre 2011, è stata benedetta dal vescovo di Vallo della Lucania Ecc. Ciro Miniero una lapide dedicata ai vari parroci che si sono succeduti in questi cento anni.
In occasione dei festeggiamenti tenutisi in data 16 ottobre 2011 con la presenza di sua Ecc. Ciro Miniero vescovo di vallo della Lucania il nostro parroco Don Vincenzo Fiumara ha aperto i festeggiamenti con la seguente lettera indirizzata ai parrocchiani di San Marco.
Carissimi parrocchiani, amici e fedeli tutti, cento anni sono trascorsi dal giorno della prima pietra della parrocchia di San Marco.
Con grande tenacia e con tanta fede è stata edificata la casa del Signore, dai sacerdoti e dalla gente di allora, consapevoli che tra le case che gli uomini costruiscono, il tempio sacro del Signore è il più necessario per sentirsi popolo di credenti, comunità unita, chiesa vivente stretta al suo Signore e Dio.
Perché la casa del Signore è casa di misericordia, tempio santo, casa di preghiera, tenda della lode e dell”adorazione, monte santissimo dell”incontro faccia a faccia con il tuo Dio, luogo di supplica e di intercessione, altare del sacrificio e di espiazione dei peccati, fonte dove scaturisce l’acqua vivificante dello Spirito, tabernacolo della presenza ineffabile dell”eterno, porta sublime del cielo e dimora sulla terra dove Dio incontra il suo popolo.
Lì il Cristo assicura la sua azione salvifica di capo della Chiesa. E’ il cristo stesso e San Paolo, sul suo esempio, che ci invitano a considerarci parte di una realtà più grande che ci supera nello spazio e nel tempo, cioè la Chiesa vivente dove ci sono diversità di carismi, diversità di vocazioni, ma tutti sono dono del Signore per la salute dell”intero corpo mistico di Cristo di cui noi siamo le membra e Lui il capo.
Un secolo è passato; la bella e spaziosa chiesa di San Marco è qui a testimoniare la fedeltà, la misericordia e la provvidenza di Dio innanzitutto e poi la grande fede delle famiglie di San Marco che con tanta tenacia l”hanno realizzata. La chiesa parrocchiale sta qui come dono, segno e richiamo del cielo, di Dio e come risposta e testimonianza di fede degli uomini all”amore divino.
E’ costante richiamo alla fede nel Cristo. Possiate voi tutti aprirvi sempre di più ad una fede genuina in Gesù e poggiandovi come sicuro fondamento si di Lui, sentiate forte il desiderio di prendere parte attiva all”opera di Dio secondo la vocazione e il dono di grazia del Signore, perché venga edificato l”edificio spirituale che è la chiesa di Cristo dentro la quale tutti sono chiamati. Eleviamo con gioia la lode all”Altissimo perché il Signore ha posto anche qui i segni della sua misericordiosa presenza e della sua grazia provvidente. Rispondiamo oggi come allora ai segni di Dio che ci chiama nella fede e nella carità delle opere a edificare un mondo più giusto, più buono, più santo, il Signore semini abbondanti grazie nelle vostre anime lungo tutto questo anno giubilare della chiesa di San Marco di Castellabate.